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Una frase, un rigo appena: le cose

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Mirella Bonetti: a. s. 1947/48 sez.C

Tutte le volte che entro nel nostro istiuto, la prima cosa che guardo, quella che mi dà più emozione, è lo scalone. E' bello, è importante, ma devo dire che quando ero ragazzina e frequentavo il liceo mi sembrava più importante e un po' minaccioso. Per me rappresentava il confine fra l'area libera e la classe e lo salivo con un po' di trepidazione. Sapevo che poteva aspettarmi il foglio protocollo bianco per il compito in classe, o un foglio che mi sarebbe stato consegnato non più in bianco, ma addirittura colorato con i suoi segni rossi e blu e ... con il voto. Oppure poteva aspettarmi un'interrogazione che avrei voluto evitare ad ogni costo. E allora, salendo quei gradini, mi dicevo: "Dio, fa che non mi interroghino: per quest'altra volta mi preparerò benissimo!". Così, piano piano, siamo giunti alla maturità guidati dai nostri insegnanti. Ne ricordo due di grande valore: il prof. Luigi Heilmann e il prof. Alfredo Ghiselli, che ricorderò sempre con affetto. E ... giunti agli esami di maturità abbiamo veramente salito lo scalone con il cuore in gola.

 

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